Una piccola bottega in via Barbaroux a Torino, sulla vetrina la scritta “Greta Canalis dottoressa delle bambole”. E’ sufficiente varcare la soglia per entrare in un mondo di fantasia. Bambole antiche di porcellana, orsi di peluche che hanno visto tempi migliori, ma anche la Barbie del cuore di qualcuno che, magari già grande, non vuole rinunciare alla sua compagna di giochi.
In un angolo in una cesta un bambolotto con accanto un foglio, la “cartella clinica” che il piccolo proprietario ha lasciato alla dottoressa per elencare le “ferite” da curare del suo gioco del cuore. E poi c’è lei Greta, 31 anni, che racconta come è nata questa idea: “la mia è una famiglia di restauratori.
Mio padre è falegname e mia sorella è restauratrice di tele e affreschi. Io ho fatto l’Accademia delle Belle Arti, la vena era un po’ quella, solo che volevo fare qualcosa di speciale, di particolare. Sono capitata per caso in una bottega di giocattoli qui vicino dove c’era un signore con un barbone, un po’ Babbo Natale, che per hobby restaurava bambole ed orsi di peluche. Quindi ho iniziato a fare il classico lavoro da bottega, mi ha insegnato il mestiere e l’ho fatto per sette anni”.
“Da un anno mi sono aperta la mia bottega”. Proprio l’anno del Covid? “In realtà – racconta Greta – ho continuato a lavorare da casa ed in un altro laboratorio più grande, ma mi sono anche attivata sui social e questo mi ha consentito di farmi conoscere di più. Ora mi arrivano bambole da restaurare da tutta Italia”. “Io – spiega – sono specializzata in restauro di bambole di porcellana però sono passata a fare i Cicciobello, i cavallini, gli orsi, Barbie. Quando ho iniziato incontravo soprattutto collezionisti e, magari persone più anziane che avevano conservato gelosamente la propria bambola, con gli anni poi si è sempre più svecchiata la clientela e con il primo lockdown, la gente ha avuto più tempo di riscoprire cosa aveva in casa e si è passati di una generazione. Così adesso c’è chi restaura il ricordo di infanzia, magari una Barbie”.
Cosa significa essere una giovane artigiana? “In realtà – dice – in questo mondo più sei giovane meno vieni presa in considerazione. Ti dicono che non hai abbastanza nozioni, esperienza. All’inizio poi avevo paura che questo mondo non potesse essere capito. Le bambole, dopo tanti film horror che le hanno utilizzate, spaventano molte persone.
In Italia non siamo in tanti a fare questo lavoro. C’è l’ospedale delle bambole a Napoli, che è storico e poi un altro laboratorio a Roma. Io ho preso un certificato come restauratrice di bambole da un’associazione americana, la ‘Doll Doctor’s Association’. All’estero, infatti, la tradizione è più consolidata, in particolare, per quanto riguarda l’Europa, in Germania. ” Prima di questo maledetto virus – spiega – andavo in Germania cinque volte all’anno perché ci sono fiere, festival, mercati, aste. In Germania i ‘dottori delle bambole ‘ sono tantissimi, ci sono fabbriche dove si può comprare il materiale, ci sono giornate di open day dove mostrano come si fa”.
Qual è la tua bambola preferita? “È una bambola in porcellana, di inizio ‘900, a cui sono stati montati gli occhi storti. L’ho trovata nel vecchio laboratorio dove lavoravo, nessuno è mai venuto a ritirarla e alla fine – dice Greta con un sorriso – l’ho adottata io”.
Via Barbaroux 7
10122 Torino
Http://dottoressadellebambole.business.site/
dottoressadellebambole@gmail.com