Cilena, orgogliosamente figlia della terra sud americana ma anche italiana un pò per amore, un pò perché chi nasce in quelle terre è sempre pronto ad affrontare difficoltà di ogni genere e in caso a sovvertire tutti i piani. Incontro Alejandra Alarcòn Aranguiz a Torino per approfondire la sua storia ed arte, mi raggiunge da Cuneo dove vive da qualche anno. Con lei il marito italiano Flavio conosciuto in Cile che la sostiene con un amore dolcissimo e mi porta due sue borse di manufatti. Tempo fa avevo visto una mostra di sue opere e ne ero rimasta colpita. Sintetizzare Alejandra non è facile per la sua storia ma ci proviamo. Intanto la mamma nei suoi ricordi: “E’ una sarta ma è dalla sua curiosità che sono sempre stata affascinata. Mi ricordo quando prendevamo il bus e lei annotava modelli e dettagli di abbigliamento che osservava capace poi di reinterpretarli a casa senza problemi”. Quindi la curiosità di Ale, ed il suo perfezionismo, sono genetici. Due tasselli di un mosaico simile alle sue creazioni tessili figurative. E poi la militanza politica, l’impegno femminista che resta in Cile come qui, il fil rouge della sua vita. Il suo amato paese ha conosciuto dittature, scontri sociali, violenze e povertà insieme anche a cataclismi naturali. “Chi vive lì è sempre pronto al peggio ma anche a condividere con grande solidarietà le difficoltà. In noi il senso della comunità è fortissimo, una sensibilità che qui sento meno”. In Cile e questa è tradizione, le opere tessili sono sempre state “manifesti” politici, dichiarazione d’intenti della collettività, rappresentazioni dal tratto naif di episodi di vita quotidiana. Si chiamano “arpillera” e sono immagini patchwork dai colori vivaci create da donne che ritraggono episodi della vita sociale. Non è difficile quindi capire come per Ale da anni imparare molte tecniche e trasferirci i suoi valori siano diventati naturale strumento espressivo e di comunicazione. La sua speciale zona di comfort in cui rifugiarsi, calmare l’ansia e sviluppare massima creatività. Quali sono le tue tecniche preferite? “Intanto sono molto legata alle creazioni tessili tutte a tema femminile, con riproduzione di volti di scrittrici, intellettuali, donne militanti. Una ‘combo’ molto particolare e complessa di più tecniche sovrapposte che su una tela di seta bianca dipinta accoglie poi il disegno e quindi la sovrapposizione di pezzi di tessuti di piccole dimensioni prima incollati e poi cuciti. Queste opere rappresentano la summa di tante metodi artigianali risolti in un quilt ad alto valore simbolico. Poi sto approfondendo l’ecoprint, straordinario uso della natura e dei suoi effetti cromatici spesso imprevedibili. Con i tessuti ‘trattati con foglie e fiori’ realizzo borse, foulard, segnalibri ed altri accessori di grande delicatezza. Da più di 20 anni il dipinto su tela, il batik e lo shibori sono state il primo vero approccio all’arte tessile. Da allora tutta una vita di approfondimento improntato a qualità e professionalità”. Quanta bellezza! I tempi di realizzazione?: “Tantissimo tempo anche perché talvolta non sono soddisfatta del risultato e modifico. Sono una perfezionista e poi tra e me e ciò che sto costruendo si crea una relazione viva, sento uno scambio reciproco. E’ come se ci parlassimo fino a far emergere una immagine che sento giusta. Le mani poi sono uno strumento sensoriale straordinario, tutto passa da lì”. Quindi artista o artigiana, annosa questione ? : “Creatrice tessile credo sia la definizione più corretta. Per tutte noi appassionate a queste od altre attività auguro una maggiore coesione e più efficace visibilità e sostegno da parte delle Istituzioni. Chi è artigiano deve fare rete. Non ci sono segreti ma solo confronto e condivisione. Perché la bellezza forse può salvare il mondo ma bisogna impegnarsi intensamente”.