Look elegantemente sobrio, eloquio appropriato: potrebbe sembrare il ritratto di una Signora d’altri tempi. In realtà la sua passione per la storia, per le tradizioni si coniugano con l’abilità delle sue “mani d’oro” per esaltare la verve creativa. Davvero rara! È Rita Folco Zambelli, un marito, un figlio e un radicato amore per la sua città di adozione, Vicenza…
Rita, considerando la tua capacità di reinventarti, il tuo originale estro, la tua straordinaria manualità, soprattutto i tuoi motivi di ispirazione, accetteresti di essere definita “una artigiana della vita”?
Sì. Artigiana perché ho saputo utilizzare la mia manualità per concretizzare la mia originalità creativa. Della vita, sì, perché sono state tante le mie attività, tutte diverse che caratterizzano i vari aspetti, i vari momenti della vita quotidiana, ma anche artistica. Ripensando alle mie esperienze passate, ricordo con un pizzico di nostalgia la mostra ad Arona dove per la prima volta ho esposto i miei acquerelli e poi quando a Milano dipingevo tessuti…
Un lungo, intenso curriculum, dunque, vario di importanti attività: organizzatrice di eventi, scrittrice, scenografa, pittrice e… cuoca provetta. Quali i tuoi exploits più gratificanti?
Organizzatrice di eventi… Uno ne ricordo in particolare. Avevo allora la mia Agenzia nel Principato di Monaco ed ebbi l’onere e l’onore di organizzare per conto della Toshiba France un soggiorno Premio per i suoi cinquanta migliori venditori. Tre giorni fantastici: ristoranti, alberghi e soprattutto posti di riguardo sulla terrazza che dava sul Gran Premio di Formula 1. La partenza, la festa finale!
Tanti altri gli eventi che ricordo e tutti con gratificazione: un Concerto organizzato in sole 24 ore per il Coro Gospel di cui facevo parte e con il quale eravamo in tour in Italia e anche all’estero, e ancora il primo Concerto al nuovo Teatro di Vicenza. L’ultimo exploit? È ancora un progetto, la pubblicazione di un libro con le memorie di due zie di mio marito, una delle quali Crocerossina nella Prima Guerra Mondiale. Prima della mia partenza per New York la Compagnia Theama ha organizzato uno spettacolo ispirato a questa bella storia.
Preponderante la tua passione per la “cucina”. Da tre anni vivi a New York: c’è voluto davvero tanto coraggio per realizzare questa tua nuova attivita’. “MAMMA RITA” è diventato un riferimento di qualità per ristoranti di nicchia e per privati in cerca di un catering all’insegna della tradizione e della genuinità.
Non penso ci voglia coraggio per realizzare la propria passione. Ho un progetto? Lo faccio e basta, non mi chiedo se riuscirò. E la cucina è la mia più grande passione!
Quanta ricerca storica di vecchie ricette e quanta improvvisazione nei piatti tipici della tradizione italiana nel tuo menù?
Mi piace il lavoro di ricerca. Ho una ricca libreria “culinaria”: sono antichi libri e quaderni con ricette di cuoche di famiglia. Non invento trasformo, associo prodotti molto diversi tra loro, i risultati? Sapori sorprendenti! Amo anche i menù a tema come i piatti a base di mele e cacao e sono molto apprezzati i miei Chutney, salse agrodolci ad accompagnare i formaggi e le carni. Sono un po’ il mio biglietto da visita, in molti li comperano per fare regali.
Non dimentico, non posso dimenticare, inoltre, quella che ritengo una grande conquista: sono riuscita ad avere una ricetta dallo chef Amedeo Sandri. Mi è costata la promessa di non rivelarla a nessuno.
Non sarà facile trovare a New York gli ingredienti speciali della nostra terra, quali il radicchio rosso trevigiano e le nocciole delle Langhe…
Qui a New York si trova quasi tutto, poi basta un viaggio lungo 10 minuti in bicicletta ed ecco una macelleria polacca. Proprio qualche giorno fa l’ho trovata e finalmente ho cucinato un lesso degno di questo nome! Certo mi mancano le belle ricche insalate… e il cotechino? Un sogno!
La tua “cucina” è un successo: quali sono i tuoi clienti?
I miei clienti sono prevalentemente italiani: per loro ci sono le lasagne con la pasta fatta in casa e altri piatti particolari. Gli Americani? A loro piace la mia energia, potrei cucinare anche un po’ peggio!
Lasciaci sognare… il tuo Menu per Natale?
Non ho ancora pensato al menù per il pranzo di Natale, ma potrei preparare una crema di zucca con spicchi di arancia e una spolverata di peperoncino di Espelette, una vellutata di porri delicata, un petto d’oca con crema di cacao e il classico tiramisù, una delle mie specialità.
Ci regaleresti una ricetta per le prossime feste da condividere con i nostri lettori?
Dato il momento vi propongo un tipico dolce natalizio, la ricetta me l’ha data una deliziosa amica tedesca. E’ molto facile da realizzare e chiuso in una busta di plastica per alimenti si può conservare al fresco anche per due mesi.
Con queste dosi si possono ottenere due pani: Io ne faccio due dolcetti rotondi di 29 cm di diametro. Occorrono 500 gr di farina, 16 gr di lievito, 200 gr di zucchero, 1 bustina di zucchero vanigliato, 2 uova, un cucchiaio di Rum, la buccia grattuggiata di un limone, 250 gr di ricotta, 125 gr di burro, 250 gr di uvetta, 125 gr di mandorle tritate grossolanamente, 80 gr di arancia candita.
Aggiungo alla farina lo zucchero, il lievito, il burro ammorbidito, le uova, la ricotta e il Rum. Impasto il tutto molto bene e poi aggiungo il resto degli ingredienti. Se preferisco i due pani faccio un solco laterale per lungo su ognuno e li inforno sulla placca ricoperta di carta-forno, altrimenti uso i contenitori di alluminio. Cuocio in forno caldo a 160 gradi per circa 70 minuti. Deve risultare chiaro. Quando è freddo cospargo di zucchero a velo e impacchetto con un bel fiocco rosso.
Un altro progetto sotto il tuo albero di Natale, ancora per sorprenderci?
Al momento non ho un nuovo progetto lavorativo, ma ho un piccolo giardino dove coltivo le piante aromatiche e che quest’anno mi ha regalato moltissimi pomodori. Per la prossima estate vorrei coltivare anche altri tipi di ortaggi e le insalate che qui non trovo.
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