Dici Dogliani e pensi ai filari dei vigneti e ai colori delle Langhe, dici Dogliani e pensi alla storia, alla figura del Capo dello Stato Luigi Einaudi, dici Dogliani e scopri la cultura del fare, l’artigianato di eccellenza che sa fare parlare di sé senza ostentazione.
Noi di Fatto-a-mano lo abbiamo scoperto in una piovigginosa giornata di novembre. Ad accoglierci Antonio Maggiore, detto Bibi, uno dei protagonisti dell’ Associazione “Castello c’è”, protagonista, suo malgrado, di una piccola storia dentro la storia. “Mio padre- racconta- era capo della scorta motorizzata del presidente Einaudi. In una delle visite nelle quali accompagnava il presidente a Dogliani conobbe mia mamma. Dopo il matrimonio si trasferirono a Roma ma poi tornarono per restare qui”.
Prima tappa della nostra visita nella parte alta di Dogliani l'”Officina delle idee” dell’Associazione di volontari Castello c’è, nata nel 2014/2015. All’interno del locale, tra oggetti in legno e terracotta, un carrettino dei gelati con appoggiata una piccola moka. Nelle sere di primavera ed estate il carretto è per le strade del paese per offrire caffè e bibite e coinvolgere le persone. “una vera forma di volontariato sociale”.
La seconda tappa è la Calcografia “Al Pozzo”. Ad accoglierci il sorriso dolce e malinconico di Teresita Terreno, protagonista con il marito Antonio Liboà di una lunga storia di arte e di amore. Lui stampatore e lei incisore hanno dato vita a vere opere d’arte. Tra le tante la pubblicazione in 425 copie di Pinocchio corredata da 95 acqueforti. Migliaia di lastre incise, matite, pubblicazioni, raccolte di opere, tra cui i libri di Beppe Fenoglio. È enorme la testimonianza del lavoro e dell’opera che Teresita con amore continua a custodire anche dopo la scomparsa di Antonio. Un amore che ha voluto testimoniare facendo rifiorire con piccoli tocchi artistici i muri delle vie del borgo e che l’ha portata fortemente a volere con il fratello Ivan Terreno, attuale presidente dell’ Associazione Castello c’è la Locanda del Maestro, dedicata al marito, inaugurata nelle ultime settimane con la “Casa del maestro” luogo che arricchisce fortemente l’offerta di ospitalità del borgo di Dogliani. “Siamo partiti con Antonio Liboà – ricorda Bibi- una persona che io amavo molto, un testardo pazzesco, un anarchico di vecchia maniera, uno dei più grandi stampatori italiani”.
Poco più in là scopriamo “L’officina di Nonno Gino” , al suo interno lavora Alessandro Taricco, artigiano del legno. Costretto dall’emergenza Covid per sei mesi nelle Filippine ha rafforzato via via la convinzione di proseguire l’attività del nonno facendola svoltare in chiave moderna. Nella sua bottega nascono quindi mobili ed oggetti in legno e ferro. Ultima tappa un altro tuffo in una bottega storica, quella del vasaio Giancarlo Fiesco.
La nostra prima visita a Dogliani è finita ma l’appuntamento è per la prossima primavera con un tour di Fatto-a-mano. Tanta bellezza non può non essere condivisa.