Capita spesso che ad un certo punto della vita arrivi il momento della svolta o per cause esterne a noi o per un percorso interiore, che ci porta a considerare esaurite le esperienze fatte fino a quel punto. Magari non sappiamo ancora cosa vogliamo fare ma siamo consapevoli che vogliamo cambiare. È nata cosi in un certo senso la ‘svolta’ di Paola Pellino “la guardarobiera”.
“Mia mamma era sarta -racconta- ho sempre vissuto nel mondo dei tessuti di qualità, della sartoria. Da ragazza ero molto appassionata di moda, erano gli anni 80/90, un momento di grande ispirazione e anche transizione di questo mondo. Avevo anche però la passione dei viaggi e per un po’, dopo gli studi, ho lavorato in un’agenzia di viaggio. Poi però l’amore per la moda è tornato e ho fatto la rappresentante per un po’ di tempo occupandomi però sempre di cose un po’ particolari. La parte commerciale pura non mi ha mai appassionato, non sono una brava venditrice, potrei definirmi una storyteller, mi piace raccontare le storie dei tessuti”.
Quindi seguono 10 anni di attività in un importante negozio di abbigliamento torinese e poi “quattro anni fa sono andata in crisi, non ero soddisfatta di quello che facevo, avevo bisogno di raccogliere le fila di questa esperienza e ho deciso di lasciare, senza avere un’alternativa. Mi sono presa del tempo che è stato, da un lato proficuo ma anche molto duro. Ho ripreso a viaggiare, e proprio in quell’anno ho avuto modo di incontrare un signore a Parigi che faceva rammendo visibile, Tom of Holland. L’ho trovato fantastico, come se mi avesse aperto gli occhi. L’ho invitato a Torino dopo questo incontro folgorante, volevo vedere come faceva, volevo capire. Abbiamo fatto un workshop. Poi ho fatto altri corsi in Inghilterra non con lui, che è stato comunque la mia fonte di ispirazione “.
Da qui comincia la nuova attività di Paola, nasce “la guardarobiera”. Perché questo nome? “La guardarobiera è una figura che esisteva soprattutto nel secolo scorso, nelle case private dell’alta borghesia, era la persona addetta alla cura del guardaroba. Mi piaceva l’idea di questa figura che mantiene il più possibile la vita degli indumenti che si posseggono”.
Paola Pellino inizia a fare i corsi in presenza, a collaborare con ‘Fashion revolution’ che è un movimento nato in Inghilterra, che si occupa di porre l’attenzione sulla sostenibilità a livello globale, non solo per quanto riguarda i materiali ma anche sociale, ad esempio la protezione dei lavoratori sfruttati per produrre abiti a basso costo. “Ho cominciato ad accumulare filati, tessuti e mi sono resa conto che questo messaggio interessa: prendersi cura di ciò che si ha cercando di dare un valore a qualcosa che non lo avrebbe più. Un maglione bucato o un jeans strappato o anche un cuscino, una poltrona o una borsa sono oggetti che possono tornare ad avere una vita nuova”.
“Il mio concetto – spiega ancora- però è che il rammendo si deve vedere. Uso le tecniche del rammendo tradizionale ma usando filati e colori diversi , rinnovando completamente qualcosa che sarebbe stato buttato via”. Tra le attività di Paola Pellino anche un corso allo IED di ‘rammendo creativo’. “Con i ragazzi ci sono grandi soddisfazioni anche perché è importante tornare a lavorare con le mani. E’ bello vedere giovani di 20 anni che si appassionano a questo tema. E non parlo solo di ragazze. Nell’ultimo corso fatto allo IED c’erano quattro ragazzi che si sono seduti al fondo della classe la prima lezione, la seconda erano già a metà e alla fine erano tutti davanti. Tutti interessatissimi”.
In questo periodo, con il Covid, i corsi sono online: “tutti i sabati pomeriggio e ho tantissime richieste, anche perché posso raggiungere persone che non potrebbero fare i miei corsi in presenza. Ci sono tanti che non hanno mai preso un ago in mano e poi si appassionano. Il lavoro manuale può diventare quasi una forma di meditazione, di rilassatezza”. ”Non sono corsi numerosi -dice ancora Paola Pellino- mi piace creare una relazione con queste persone che spesso ritornano”.
Un mondo antico ma per certi versi nuovi che può anche offrire prospettive professionali: “ci sarà sempre qualcosa da rammendare perché le cose si usano e si consumano. Secondo me quindi questo concetto nell’ottica della sostenibilità, del green, del cercare di fare meno rifiuti possibili con meno impatto ambientale, sono temi che ai ragazzi interessano molto. Creare magari collezioni di abiti recuperati. C’è tanto da fare in questo campo. Questo è un momento particolare, sotto tanti punti di vista, un momento in cui bisogna spesso reinventarsi . Io -conclude Paola Pellino- se guardo a quanto fatto in questi quattro anni posso dire di esserci riuscita “